La wilderness ricreata
Il vagheggiamento fantastico di un tempo lontano come quello medioevale, liricamente rievocato attraverso l’effusione dei sentimenti, tipico della prima fase del romanticismo, contraddistingue anche le ricerche sperimentali sul giardino all’inglese. Nasce come ricreazione paesaggistica artificiale di una natura bucolica ed elegante al contempo, capace di ribaltare il cronotopo e dilatare la finzione antropologico-culturale ricorrendo alla costruzione di finte rovine situate in spazi alternati da volumi fittizi, balzi erbosi e spuntoni rocciosi. In assenza di autentiche vestigia, si costruiscono copie di resti di testimonianze architettoniche. Un architetto del paesaggio come
Humphrey Repton, che introduce la voga della decorazione del giardino con rovine di tempietti e ruderi ricostruiti, favorisce il diffondersi di un’estetica del Pittoresco orientata al gotico, alimentata attraverso il culto delle reliquie del passato nordico, barbarico e tramontano. L’ architettura del paesaggio fu inaugurata da Lancelot (soprannominato Capability) Brown; uno dei parrucchieri della Natura (così definiti da Mario Praz), che creò un giardino idealizzato, ispirato al giardino edenico, lavorando ai parchi inglesi. L’arte dei giardini basata sull’accostamento di elementi naturali e artificiali, del tempo presente e del tempo passato, deve comunicare in chi passeggia nei viali un’alternanza di sorprese emotive, stimolate dalla ricercata naturalezza della composizione arborea. Vi si susseguono radi prati curati o disordinatamente invasi da infiorescenze, essenze secolari e piante esotiche frutto dell’orgoglio coloniale, intricati cespugli che celano l’accesso a pagode e tempietti goticheggianti. L’intento è quello di creare un compimento estetico totalizzante esibendo vari tempi, vari ambienti e vari luoghi esotici, contemporaneamente.
Il pittoresco alpestre
Il gusto per il Pittoresco alpestre nasce nelle ultime decadi del Settecento con la visita dei laghi inglesi inaugurata da scrittori-viaggiatori come Young e Gray. Nei volumi illustrati di John Gilpin compaiono disegni scenograficamente pittoreschi di paesaggi del Galles, del Lake District e schizzi di impressionanti orridi delle Highlands. La nuova sensibilità pittoresca coglie compiutamente il ruolo del più genuino effetto di mistero attuato della natura selvaggia, la wilderness, libero dal controllo umano, nel processo di formazione del gusto, trovando il suo compimento nell’irregolarità, che caratterizza le forme spontanee e selvagge di ambienti alpestri, prive di ordine, inconsuete, e perciò cariche di forte potenziale di suggestione sulla sensibilità di chi contempla. Alla scelta di geometrie regolari, retaggio della perfezione apollinea classica, subentra la predilezione per l’irregolare, frammentario e residuale.
Il romanzo gotico, il Pittoresco e la figura femminile
Il romanzo gotico che si avvale di stilemi pittoreschi analoghi, come l’irregolarità e il contrasto di macchie tematiche di colore vario, il senso del mistero evocato dall’oscurità di nascondigli e segrete impenetrabili, trova il corrispettivo artistico della scrittura nei dipinti di Salvator Rosa, con i banditi nascosti negli anfratti bui e scoscesi, impenetrabili accessi dell’Appennino meridionale diventati vieppiù pittorescamente (e librescamente) i banditti della narrativa di Anne Radcliffe, la quale in realtà non si allontanò mai dall’Inghilterra. A partire da A Sicilian Romance (1790), emerge la concezione del gotico radcliffiano adattato all’esotismo meridionale, con una duplice articolazione elaborata sulla dicotomia nord britannico sud italico-mediterraneo. L’alterità culturale così ingenuamente manichea, è collegata ad una struttura binaria, che oppone il progressismo anglosassone all’arretratezza culturale e sociale del sud d’Italia, declinata su una serie di dicotomie quali protestantesimo vs cattolicesimo, moderazione vs passione, integrità spirituale vs corruzione. La scrittrice antesignana dei racconti del terrore crea il thriller e il relativo grimaldello psicologico della suspance secondo una prospettiva declinata sulla fragilità femminile e sulle prevaricazioni subite da ingenue fanciulle recluse in antichi manieri e in conventi dall’atmosfera sulfurea. La scrittrice protestante, interprete convinta del tema anticattolico della nequizie ecclesiastica, introduce in The Italian (L’Italiano, o Il confessionale dei penitenti neri, 1797), la figura del Monaco depravato, l’italiano Schedoni. Dalle ceneri della sua dubbia, iniqua vocazione, emerge un ecclesiastico deviato. Chiamato dalla madre di una eterea fanciulla innamorata, Elena, a prestarsi a un intrigo per separare la figlia da un adoratore di umili origini, prende a perseguitare l’inerme eroina vittima dei suoi torbidi e loschi piani di possesso, fisico e psicologico, che non possono non far pensare alla prevaricante passione di di Don Rodrigo per Lucia e ai bravi manzoniani. Il tema chiave del preromantico romanzo gotico radcliffiano individua nella contrapposizione innocenza vs dissolutezza, cioè nel rapporto fra persecutore e perseguitata, un fondamento del grimaldello interpretativo che sarà proprio della critica di genere. David Punter afferma che il romanzo gotico femminile è una “narrativa di donne”, perché rappresenta, entro schemi simbolici definiti, il rapporto di assoggettamento/prevaricazione millenario segretamente subito dalle donne entro le mura domestiche, come nelle segrete del convento. Elena è doppiamente esposta alle angherie, dapprima della madre, quindi del suo criminale persecutore. Jane Austen concepirà una sarcastica e parodica replica all’intrigo radcliffiano nel registro parodico del romanzo Northanger Abbey.
Angelica Palumbo